Il Karate
IL KARATE-DO
Il Karate è conosciuto ormai in tutto il mondo ma solamente una minoranza di persone è al corrente dei valori che esso racchiude. Karate-Do viene tradotto in VIA (do) della MANO (te) VUOTA (kara), dove “vuota” si riferisce soprattutto a uno stato mentale, in cui la mente deve essere libera da ogni idea preconcetta, da ogni influenza esterna, pronta ad agire in ogni situazione nel migliore dei modi. Il Karate è un’arte di autodifesa che usa solo il corpo umano nei modi più efficaci. Vengono usate tecniche di parata, di pugno, di percossa e di calcio combinate con i relativi spostamenti. Attraverso di esso l’uomo può ampliare e migliorare le proprie capacità fisiche e mentali. Con la continua ricerca del miglioramento tecnico sopravviene un ampliamento e un’evoluzione di tutte le capacità umane, in quanto l’evoluzione dell’uomo è l’evoluzione della sua “Coscienza” e della sua “Volontà” attraverso le sue azioni, nel miglioramento di sé stessi. Gichin Funakoshi è considerato il fondatore dello stile (Shotokan) e di fatto il primo a diffondere il karate dall' isola di Okinawa al centro del Giappone. Il termine Shotokan è lo pseudonimo di calligrafo “Shoto”(fruscio della pineta) e “Kan”(significa casa o dojo) con cui il maestro Funakoshi firmava le sue poesie. Le tecniche apprese dal maestro Funakoshi rispecchiano il karate tradizionale da lui studiato fin da giovane sotto la guide di due insegnanti: Asato Anko e Itosu Anko, e come tali si rivelano le basi del karate moderno. In seguito decise di evidenziare l'identità del karate come arte tradizionale giapponese modificando i relativi ideogrammi da “mano cinese” a mano vuota e ribattezzando nello stesso tempo i vari kata. La particolarità dei movimenti nello stile shotokan è legata al aspetto dinamico dei movimenti con le posizioni basse e movimenti ampi che sviluppano forza muscolare necessari sia nell' espressione di forza ma anche per garantire una pratica duratura. Storicamente queste particolarità gestuali dello shotokan provengono dagli sforzi di rinnovamento del figlio di Funakoshi: Yoshitaka, che ha introdotto e modificato nuove tecniche, condizionandone notevolmente il karate moderno. Sicuramente lo stile shotokan è quello più conosciuto e praticato al mondo, grazie anche alla divulgazione ad opera di grandi maestri come Kase, Kanazawa, Enoeda e Hiroshi Shirai.
LA PRATICA
L’apprendimento e la pratica del Karate si sviluppano fondamentalmente attraverso tre metodiche: il Kihon, il Kata, il Kumite.
IL KIHON
Il Kihon è l’insieme delle tecniche fondamentali. La pratica del Kihon consiste nell’esecuzione singola o combinata delle varie tecniche che compongono il metodo del Karate ( attacchi, parate, tecniche di calcio e di pugno combinate con i relativi spostamenti): attraverso lo studio e la ripetizione dei movimenti al fine di impadronirsi della giusta dinamica e comprenderne i principi, l’allievo impara a usare correttamente la propria energia, la respirazione e la coordinazione del proprio corpo.
IL KATA
La parola Kata nella lingua giapponese significa Forma. Il Kata è un insieme di parate, contrattacchi, spostamenti che si svolgono secondo un ordine prestabilito, ritmo e coordinazione precisi e simboleggiano un combattimento reale contro più avversari. Nell’esecuzione riveste importanza proprio la qualità formale delle singole tecniche, delle posizioni e degli spostamenti. Non ha però solo un aspetto estetico: il Kata è un vero combattimento, seppur codificato, in cui occorre esprimere efficacia dal punto di vista sia tecnico che strategico. Nell’applicazione dei Kata (Bunkai) impariamo i principi dell’autodifesa.
IL KUMITE
Il termine giapponese Kumite si compone della parola KUMI, che significa “mettere insieme”, e della sillaba TE “mano.” Il Kumite è un combattimento tra due avversari nel corso del quale si dà pratica applicazione alle tecniche apprese durante l’allenamento formale del Kihon e del Kata. Il combattimento deve essere affrontato con serietà, lealtà e correttezza, con lo scopo e la convinzione di rispettare la capacità tecnica e l’integrità fisica dell’avversario, nella ricerca della forza e dell’energia nelle tecniche, portate col massimo autocontrollo.
Il KARATE NELLO SVILUPPO DEL BAMBINO: DAL GIOCO ALLA FORMAZIONE DELLA PERSONALITA’
Il karate, per le sue valenze educative, concorre efficacemente alla crescita e alla formazione dei bambini. Lo sviluppo della coscienza corporea e del tono muscolare sono quelli più interessanti per la nostra disciplina. I tecnici del karate, prima di passare alla disciplina specifica, devono operare in modo tale che ogni piccolo allievo maturi e sviluppi le proprie abitudini motorie attraverso forme ludiche, per giungere ad una libera e matura espressione corporea. Utilizzando l’attenzione e la concentrazione il bambino nel movimento sviluppa e migliora le capacità coordinative, che sono i prerequisiti fondamentali per l’apprendimento del karate. Se praticato in età evolutiva il karate ha una forte valenza terapeutica, aiuta a scaricare le tensioni, aumenta la concentrazione, insegna la costanza negli impegni e una maggior conoscenza di sé stessi, del proprio corpo e dei propri limiti. Si tratta quindi di un processo formativo ed educativo che migliora la consapevolezza di sé, l’autostima, la sicurezza e la fiducia verso se stessi, nella perseveranza e nel rispetto degli altri. Dal punto di vista organico il coinvolgimento maggiore si ha sul sistema nervoso centrale, sull’apparato neuromuscolare e su quello cardio respiratorio. Per i fanciulli la palestra rappresenta un luogo d’incontro, all’interno del quale possono dare libero sfogo alla loro espressività mentre il contatto con gli altri funge da stimolo ai processi d’integrazione sociale. E’ una delle prime occasioni di distacco dall’ambito familiare per aprirsi al mondo esterno. Recenti studi pedagogici e scientifici hanno portato a una rivalutazione dell’educazione fisica, ritenuta un processo necessario per lo sviluppo delle funzioni e delle capacità psico-fisico-motorie nel bambino, essenziali per un suo miglior adattamento agli impegni scolastici e sociali. Sul piano educativo, la pratica del karate invita all’accettazione del confronto con un combattimento (kumite) sicuro, perché finalizzato all’auto controllo nell’applicazione. Inoltre, con lo studio di base delle tecniche fondamentali (kion) si acquisiscono gradualmente e sistematicamente le tecniche e in particolare i principi che consentono di usare correttamente la propria energia, la respirazione e il funzionamento del proprio corpo. Attraverso la pratica dei kata (forma) si percepiscono i vari elementi dello spazio, lateralità, controllo dell’equilibrio, controllo del ritmo, coordinazione e immaginazione del combattimento in forma ideale. Il tutto permette di favorire una maturazione della personalità nel bambino e nell’adolescente, inducendolo alla scoperta di risorse soggettive e oggettive. Il karate tradizionale si presenta nello specifico come una disciplina strutturata e codificata che si esprime con una gestualità: la tecnica si fonda sui principi che le sono propri, senza il rispetto dei quali non si potrebbe parlare di karate. Possiamo constatare che le finalità dell’educazione motoria e quelle della pratica del karate sono coincidenti in quanto, per apprendere qualsiasi tipo di tecnica specifica, bisogna sviluppare adeguatamente le funzioni neuro-psico-motorie che consentono di entrare in relazione con l’ambiente. Il movimento, come qualsiasi altra funzione della personalità, si sviluppa infatti in un rapporto continuo con l’esterno attraverso comportamenti modificati dall’esperienza, finché si raggiunge l’ottimo attraverso i meccanismi di percezione, coordinazione, selezione ed esecuzione. In sintesi, lo sviluppo psicomotorio del bambino è un processo lento e complesso che si attua inizialmente col movimento e poi coinvolge globalmente ogni sfera della personalità. Le capacità motorie sono strettamente collegate a quelle cognitive, perché è proprio attraverso queste ultime che si favorisce lo sviluppo del sistema nervoso centrale; è quindi di fondamentale importanza fornire ai bambini gli stimoli necessari perché possano acquisire buone capacità motorie di base, che potranno poi tradurre in operazioni intellettive nello studio e nella formazione scolastica. OSS.